Vittorio Sgarbi, il ricordo di un fratello che ha segnato un’epoca politica e imprenditoriale: “Vittima di ingiustizia”
Silvio Berlusconi è morto: il ricordo, la difesa del politico e dell’imprenditore e gli aneddoti di Vittorio Sgarbi.
Le commemorazioni di Silvio Berlusconi, morto lunedì 12 giugno a Milano all’età di 86 anni, si stanno succedendo senza soluzione di continuità su ogni fronte dell’informazione, televisiva e cartacea, senza ovviamente trascurare il web.
L’imprenditore o l’uomo politico, sono stati tantissimi coloro che hanno voluto fornire il proprio ricordo più o meno privato, la propria testimonianza di un percorso di vita qualche volta anche breve compiuto al fianco di uno degli italiani più famosi del mondo.
Tuttavia anche un uomo così popolare aveva un lato privato, umano, quello che solo gli amici e i famigliari più stretti di Berlusconi hanno avuto la possibilità di conoscere. Gli stessi che dopo la triste notizia hanno faticato anche a trovare la forza per diramare un semplice messaggio, a individuare le parole per un ultimo saluto.
Basti pensare ad Adriano Galliani o a Gianni Letta, i due uomini che hanno seguito più da vicino le ascese rispettivamente del Berlusconi imprenditore e del Berlusconi politico. Quest’ultimo ha evitato ogni commento, mentre l’ex amministratore delegato del Milan si è affidato ad una stringata nota: “Affranto, senza parole, con immenso dolore piango l’amico, il maestro di tutto, la persona che mi ha cambiato la vita per oltre 43 anni. Riposa in pace caro Presidente. Con tanto, tanto amore“.
Morte Berlusconi, il commosso ricordo di Sgarbi: “Silvio perseguitato dalla magistratura”
Chi le parole le ha trovate è stato Vittorio Sgarbi, amico storico di Berlusconi, che ha colto l’occasione per rimarcare le sofferenze del Cavaliere dovute alle tante vicissitudini processuali: “Di Berlusconi – ha dichiarato Sgarbi a Fanpage.it – ho il ricordo di un uomo forte, libero e innocente. Sono stato più vicino al Berlusconi privato che al politico e dico che è stato perseguitato da una magistratura criminale che ha reso politico il privato“.
Sgarbi ha poi voluto avvicinare la parabola di Silvio Berlusconi a quella di un altro uomo pubblico la cui esistenza è stata fortemente segnata dai procedimenti giudiziari, Enzo Tortora: “Berlusconi è stato un secondo Enzo Tortora perché l’inchiesta che lo ha investito è stato un delitto. Il mio ricordo è quello di un amico che ha fatto cose giuste ed è stato trattato come uno che aveva commesso chissà quali delitti. Alla fine però ha vinto la sua battaglia, pur al prezzo della vita”.
Sgarbi, il retroscena su Berlusconi intenditore d’arte
L’ingresso in politica, avvenuto nel 1994, ha inevitabilmente cambiato la vita di Berlusconi, ma anche il giudizio dell’opinione pubblica: “Il merito maggiore di Berlusconi è stato capire, dopo Tangentopoli, che la politica italiana era vittima della magistratura – ha aggiunto Sgarbi – Silvio tentò di resistere, stabilendo il bipolarismo. Il suo errore più grande? Pensare di poter diventare presidente della Repubblica. Avrebbe dovuto pilotare un presidente, invece si chiuse in sé stesso”. Infine un ricordo personale legato alla comune passione per l’arte: “Abbiamo fatto tanti viaggi insieme. Quando inaugurammo Caravaggio a Milano, al Museo Diocesano, Silvio intervenne e parlò come se fosse un critico di Caravaggio”.