Silvio Berlusconi, dall’imprenditoria ai processi giudiziari| Quello di cui nessuno parla
Silvio Berlusconi è stato spesso al centro di procedimenti giudiziari come imprenditore e come politico: ricostruiamo i più significativi.
La morte di Silvio Berlusconi ha segnato la fine di un pezzo di storia d’Italia lunga oltre 40 anni, quelli impiegati da un allora piccolo imprenditore milanese per trasformarsi in uno degli uomini più potenti e più ricchi non solo d’Italia.
E siccome potenza e ricchezza rappresentano le virtù alle quali il genere umano più ambisce per propria natura è fatale che l’ascesa di Berlusconi, definito negli anni come il “self made man” per eccellenza dell’industria italiana, abbia diviso l’opinione pubblica, ben prima che la sua entrata in politica “aiutasse” a distinguere in maniera più chiara i sostenitori dai detrattori.
Il nome di Berlusconi resterà legato anche a numerose controversie e procedimenti giudiziari, dai quali però l’ex premier è sempre stato assolto, con l’eccezione della condanna a quattro anni di reclusione e cinque di interdizione dai pubblici uffici nell’ambito del cosiddetto ‘Processo Mediaset’ per appropriazione indebita e falso in bilancio.
Una delle accuse più pesanti che Berlusconi si è trovato a fronteggiare riguarda quella di concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio di denaro sporco, avanzata dalla procura di Palermo che inserì nel registro degli indagati lo stesso Berlusconi e Marcello Dell’Utri, suo storico braccio destro fin dagli albori dell’attività imprenditoriale del futuro Cavaliere .
Silvio Berlusconi e l’amicizia con Marcello Dell’Utri
L’avvio delle indagini risale al 1974 quando Dell’Utri, già segretario personale di Berlusconi nonché incaricato di seguire i lavori di ristrutturazione della villa di Arcore, introdusse nella stessa, ufficialmente come stalliere, il pregiudicato Vittorio Mangano, divenuto poi esponente di spicco del clan di Porta Nuova a Palermo. Secondo il Tribunale di Palermo l’uomo fu in realtà assunto da Berlusconi per evitare che i familiari dell’imprenditore fossero vittima di sequestro di persona.
Mangano fu più volte arrestato e scarcerato con le accuse di tentate estorsioni e truffa durante il proprio soggiorno ad Arcore, dove restò fino al 1976, quando la famiglia di Berlusconi si trasferì in Svizzera prima e in Spagna poi, anche per sventare un tentativo di rapimento del secondogenito Pier Silvio. La Procura della Repubblica di Palermo avrebbe poi certificato che Dell’Utri era a conoscenza dei precedenti penali di Mangano, a differenza di Berlusconi, che troncò ogni legame con l’uomo non appena venuto a conoscenza del tentativo di sequestro del figlio.
Berlusconi e l’assoluzione dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa
Berlusconi e Dell’Utri furono indagati dalla procura di Palermo nel gennaio 1996 con l’accusa di riciclaggio di denaro e di concorso esterno in associazione mafiosa e di essere i mandanti di alcune stragi mafiose avvenute in Italia in quegli anni. Dell’Utri fu poi condannato a sette anni di reclusione nel 2014, mentre la posizione di Berlusconi fu archiviata il 31 marzo 1997 al termine delle indagini preliminari, nonostante durante il processo la Cassazione ritenne confermato l’incontro tra il Cavaliere, Dell’Utri e i capimafia Francesco Di Carlo, Stefano Bontate e Mimmo Teresi, risalente al 1974 e concernente proprio la decisione di far arrivare Mangano presso la villa di Arcore.